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Il progetto folle dei sauditi da 50 miliardi di dollari, una città futuristica con treni ad altissima velocità a poche ore dalle grandi capitali

Un'iniziativa da oltre 50 miliardi di dollari promette di reinventare il modo in cui vivremo e ci muoveremo nel deserto, ma rischia di trasformarsi nel simbolo di un sogno impossibile.

Un progetto urbanistico senza precedenti, parte del programma Saudi Vision 2030, mira a costruire una città lineare lunga 170 chilometri nel cuore dell’Arabia Saudita. Una metropoli verticale, specchiante e autosufficiente, dove non circoleranno automobili e ogni servizio sarà raggiungibile in cinque minuti. Ambizioni che sfidano non solo la tecnologia, ma anche la logica economica e ambientale.

Una città lunga come una regione italiana

La nuova megalopoli, denominata “The Line”, dovrebbe estendersi per 170 chilometri con una larghezza fissa di 200 metri e un’altezza di 500 metri. Due pareti parallele racchiuderanno sei livelli abitativi in grado di ospitare fino a nove milioni di persone su soli 34 chilometri quadrati.

L’impostazione architettonica è radicale: spazi verticali sovrapposti, trasporti automatizzati e treni ad altissima velocità che collegheranno i diversi settori della città in pochi minuti. L’obiettivo è eliminare il traffico automobilistico e ridurre l’impatto ambientale, ma gli esperti segnalano che un simile modello urbano richiederebbe quantità colossali di acciaio, cemento ed energia.

Secondo stime interne al progetto, la realizzazione completa assorbirebbe fino al 60% della produzione mondiale annua di acciaio da costruzione. Un dato che rende evidente il rischio economico e ambientale dell’impresa.

Treni supersonici e servizi verticali

Nella visione originale della futura città saudita, gli spostamenti saranno garantiti da capsule automatiche e treni magnetici capaci di viaggiare fino a 500 km/h. Ogni quartiere sarà strutturato in modo da fornire ai residenti alloggi, scuole, strutture sanitarie e spazi pubblici entro un raggio massimo di cinque minuti a piedi.

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L’infrastruttura prevede sistemi verticali per acqua potabile, smaltimento rifiuti ed emergenze. Persino i bagagli dei cittadini dovrebbero essere trasportati attraverso un circuito logistico autonomo: prenotazione anticipata e consegna direttamente davanti alla porta dell’abitazione.

  • Lunghezza prevista: 170 km
  • Altezza massima: 500 m
  • Popolazione prevista: 9 milioni
  • Costo stimato iniziale: oltre 500 miliardi USD
  • Fondi effettivamente investiti finora: circa 50 miliardi USD

Sfide sociali e ambientali irrisolte

La costruzione della città ha comportato lo spostamento forzato di migliaia di persone appartenenti a tribù locali. Secondo diverse organizzazioni per i diritti umani, decine di famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie terre. Alcuni casi giudiziari hanno destato preoccupazione anche nella comunità internazionale.

L’impatto ecologico rappresenta un altro punto critico. La struttura sorgerà lungo una delle principali rotte migratorie degli uccelli tra Africa ed Eurasia: centinaia di milioni di esemplari attraversano ogni anno questa zona. Le pareti riflettenti alte mezzo chilometro potrebbero trasformarsi in una trappola mortale per la fauna selvatica. Le soluzioni tecniche proposte – come aperture o pattern visivi sulle facciate – risultano difficilmente applicabili su scala così vasta.

Dai sogni alle cifre reali

I costi iniziali del progetto erano stati quantificati in circa 500 miliardi di dollari; ora alcune previsioni superano il trilione. La sola fase preliminare avrebbe già impegnato risorse equivalenti al prodotto interno lordo annuale di alcuni Paesi europei minori.

Voce Stima originale (USD) Aggiornamento (USD)
Costo complessivo previsto 500 miliardi oltre 1 trilione
Moduli iniziali pianificati 20 3 entro il 2030
Lavoratori coinvolti oltre 20.000 operai stranieri
Lunghezza attuale dei lavori completati circa pochi chilometri fondati

L’entusiasmo degli architetti si scontra con la realtà degli investitori

Mentre gli studi internazionali coinvolti – tra cui Delugan Meissl Associated Architects e Gensler – descrivono l’opera come un laboratorio del futuro urbano, i finanziatori stranieri si mostrano sempre più cauti. Le recenti analisi indicano che la maggior parte dei fondi proviene da capitali pubblici sauditi e da alcune famiglie reali, mentre il flusso d’investimenti esteri è rimasto modesto rispetto alle ambizioni iniziali.

A causa dei costi esplosivi e della mancanza di ritorni immediati, il piano ha subito ridimensionamenti significativi: dai venti moduli originariamente previsti si passerà forse a tre entro il 2030. Un segnale che fa pensare a un rallentamento generale dell’intera Vision 2030 saudita.

L’equilibrio fragile tra visione e sostenibilità

The Line incarna la tensione tra due mondi: quello dell’immaginazione illimitata e quello delle regole fisiche ed economiche. Se dovesse fallire, diventerebbe la testimonianza più costosa del divario fra innovazione visionaria e sostenibilità reale; se dovesse riuscire anche solo parzialmente, potrebbe cambiare per sempre l’idea stessa di città.

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