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Irrigazione del giardino in inverno: è possibile usare l’acqua della piscina?

Ogni anno, durante la messa a riposo delle piscine private, si stima che vengano scaricati oltre 25 milioni di metri cubi d’acqua in Italia, una quantità sufficiente ad irrigare migliaia di giardini domestici per l’intera stagione fredda.

Quando e perché svuotare la piscina

Le operazioni di svuotamento o parziale svuotamento delle piscine si concentrano tra ottobre e novembre, quando le temperature scendono sotto i 15 °C. In questa fase, molti proprietari si chiedono come riutilizzare l’acqua accumulata nei mesi estivi.

Una piscina interrata media contiene circa 30 m³ d’acqua. Durante la manutenzione stagionale, tra lavaggi del filtro e ricambi parziali, si disperdono fino a 5 m³ ogni settimana d’uso intenso. Il problema non è solo economico ma anche ambientale: l’acqua trattata finisce spesso nelle fognature senza alcun riutilizzo.

Alcune amministrazioni comunali hanno iniziato a regolamentare lo svuotamento dei bacini privati, invitando i cittadini a ridurre lo spreco idrico e a privilegiare il riuso domestico compatibile con la normativa sanitaria vigente.

L’acqua della piscina può davvero servire per l’irrigazione?

La risposta dipende da come è stata trattata. I prodotti più comuni – cloro, bromo, ossigeno attivo e sale – garantiscono la sicurezza dei bagnanti ma non sempre sono innocui per le piante. La concentrazione residua di questi agenti può compromettere le radici e alterare il pH del terreno.

ManutenzioneQuesto guasto è il più comune nelle lavatrici di nuova generazione e si risolve facilmente da un principiante, eppure molti buttano la loro macchina

L’Istituto Superiore di Sanità ricorda che un’acqua con cloro libero superiore a 0,3 mg/l non deve essere utilizzata per usi agricoli o ornamentali. Tuttavia, lasciando riposare l’acqua per alcuni giorni o neutralizzando i composti chimici con soluzioni specifiche, può diventare una risorsa utile e sicura.

Come neutralizzare i residui chimici

Riduzione del cloro

Per eliminare il cloro si possono impiegare prodotti dechlorinatori o lasciare decantare l’acqua in un contenitore aperto per almeno sette giorni. L’esposizione all’aria favorisce l’evaporazione del gas e ristabilisce un pH neutro.

Gestione dell’acqua salata

Le piscine a sale richiedono maggiore attenzione: la salinità residua può rendere il suolo arido se non diluita. È consigliabile miscelare questa acqua con altra non trattata in proporzione 1:3 prima dell’uso in giardino.

Bromo e ossigeno attivo

L’ossigeno attivo tende a dissolversi naturalmente dopo poche ore dal trattamento; il bromo invece necessita di neutralizzazione tramite tiosolfato di sodio, disponibile nei negozi specializzati per piscine.

Trattamento Tempo di neutralizzazione medio Uso possibile in giardino
Cloro 7-10 giorni all’aperto Sì, dopo evaporazione
Bromo Con tiosolfato (immediato) Sì, previa diluizione
Ossigeno attivo Poche ore Senza restrizioni
Sale Diluizione necessaria (1:3) Sì, se correttamente miscelata

Cosa succede se l’acqua diventa verde?

Dopo la decantazione è comune che l’acqua assuma una tonalità verdognola dovuta alla proliferazione naturale di alghe microscopiche. L’aspetto può trarre in inganno ma indica un’assenza di disinfettanti attivi: tale acqua è generalmente adatta all’irrigazione.

I laboratori agronomici confermano che una lieve presenza di materia organica aumenta i nutrienti nel terreno senza rischi fitosanitari rilevanti. Tuttavia va evitato l’accumulo prolungato che favorirebbe fenomeni di fermentazione.

I benefici concreti per famiglie e territori

  • Riduzione fino al 30% dei consumi idrici domestici durante l’inverno.
  • Meno pressione sulle reti pubbliche nei periodi di siccità.
  • Sensibilizzazione ambientale attraverso pratiche quotidiane sostenibili.
  • Possibilità di utilizzare un’unica risorsa per più scopi (pulizie esterne, sciacquoni, irrigazione).

L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie (ENEA) ha calcolato che il riuso dell’acqua delle piscine private potrebbe far risparmiare complessivamente oltre 8 milioni di euro annui sui costi idrici familiari nelle regioni più aride. Un dato che alimenta il dibattito sulla gestione domestica dell’acqua come bene comune.

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